UGO CORNIA
CRISTIANO CAVINA
Autore italiano. Le sue passioni sono evidenti fin da piccolo, leggere tantissimo e di tutto, avventura, fantascienza, classici russi, americani contemporanei... e inseguire il pallone nel campo dell’AC Casola, dove gioca in tutte le categorie, dai pulcini agli esordienti all’under 18. Allergico agli studi, si mantiene con qualsiasi lavoro gli capiti: muratore, portalettere, pizzaiolo. Cresce con i racconti dei vecchi, conosce così la storia che c’è dietro la sua famiglia e il suo paese. I suoi libri sono i tanti volti di Cristiano Cavina, quello del bambino legato al paese, alla famiglia, quello dell’adulto che scopre un “padre” proprio quando sta per avere un figlio; c’è il mondo vissuto attraverso i racconti della nonna Cristina, dove rivediamo l’Italia degli anni cinquanta, c’è il mondo delle scuole elementari, fatto di giochi, fantasie, paure e sogni adolescenziali, c’è il mondo adulto, di oggi, contemporaneo, ma che resta sempre aperto al passato, con “fantasmi” che rientrano nella vita del protagonista ma non dall’ingresso principale. Cristiano Cavina è così, un uomo semplice che mette in scena la realtà che ha conosciuto da vicino donandole la forza dell’avventura. Non sapremo mai quanto di vero ci sia in quelle sue pagine macchiate di inchiostro.
Ugo Cornia è nato nel 1965, a Modena, dove tutt’ora vive. Si è laureato in Estetica con una tesi su Perec ed è insegnante alle scuole superiori. Alcuni tra i suoi primi racconti sono apparsi su “Il Semplice”, la rivista letteraria ideata e diretta da Gianni Celati, Ermanno Cavazzoni e Daniele Benati. Il suo romanzo d’esordio, Sulla felicità a oltranza, è del 1999 “Non so se scrivere è un po’ un esercizio di buttar via dei se stessi o di creare dei se stessi. Secondo me ti crei dei te stessi, poi dopo un po’ li butti via, un po’ come fai in molte cose”.
RICCARDO GORETTI
“Annunziata detta Nancy”
Riccardo Goretti, classe 1979, è autore e attore di teatro dal 2002. Ha lavorato/collaborato con (tra gli altri): Lucia Calamaro, Massimo Bonechi e Arci Toscana, Massimiliano Loizzi /Walter Leonardi/Alberto Salvi/ Francesco Ferrieri, Rabbia / Fondazione Teatro Valle Occupato, Edoardo Nardin, Prospettiva Capaneo / Matteo Cecchini, Andrea Druga Franchi, Guascone Teatro/Andrea Kaemmerle, The Avengers (Masella/ Scalzi/Aiazzi), Diesis Teatrango, T.P.O., Teatrino dei Fondi Titivillus, Kilowatt Festival, Nata Teatro, Arti Vive (Stefano Cenci), Murmuris, Teatrificio Esse, Teatro Metastasio Stabile della Toscana, Fonderia CultArt, Il Maniscalco Maldestro, John Snellinberg Film, Gli Omini (membro fondatore), Massimiliano Civica, TSU Stabile dell’Umbria, Festival Romaeuropa, VolterraTeatro, Armunia, L’Arboreto di Mondaino, Archetipo, Distilleria Teatrale Cecafumo (membro fondatore), Alessandra Aricò.
“Annunziata detta Nancy”
“Mi chiamo Celli Annunziata, sono nata a Papiano… mi pare, il 26 di Marzo 1923, e sono la nonna della persona che vi sta davanti in questo momento”.
Da un evidente paradosso nasce un racconto spontaneo. Che ha come scopo proprio quello di annullare il paradosso iniziale. Come si può accettare che la persona che vi parla sia anche la sua stessa nonna, e poi suo padre e poi sua madre? Forse la risposta si può trovare seguendo il filo dei ricordi, dondolando in bilico sugli anni passati che sembrano sempre presenti, provando a capire che tutti noi non siamo, né siamo mai stati, né saremo mai, solo il nostro corpo. E non perché abbiamo un’anima. Perché abbiamo cellule, sangue, capelli, occhi. E sono le cellule, il sangue, i capelli e gli occhi di tutte le persone che hanno compiuto l’unico atto eroico possibile al mondo: creare un’altra vita dalla loro vita. Non abbiamo un’anima, ma abbiamo tanti corpi. Un monologo semplice e diretto, per raccontare i molti corpi della persona che vi sta davanti. Per raccontare, marginalmente, molto marginalmente, gli ultimi ottant’anni di storia italiana. Per raccontare il passaggio di testimone da donna a uomo a donna a uomo nel secolo che ha visto i suoi anziani diventare vecchi in uno schioccar di dita, i suoi bambini perdere un’infanzia che non hanno mai avuto, i suoi trentenni arrabbiarsi sempre con la generazione precedente, e farci la pace solo una volta preso il loro posto, nessuno stare bene con nessuno. L’attore che vi sta davanti è un animale, è tornato nella tana, si è leccato le ferite ed è uscito per dirvi che non c’è paradosso, che non siamo soli, che si può anche stare bene. Ma mai da soli.
La solitudine non è difficile da sopportare, è impossibile da ottenere.
Io sono mia nonna. E mio padre. E mia madre. E tu chi sei?
PAOLO NORI
“La Svizzera”
Paolo Nori è nato a Parma, abita a Casalecchio di Reno e ha scritto un mucchio di libri, tra romanzi, abe e discorsi. Gli piace leggere ad alta voce, raccontare varie cose sul suo blog, su alcuni giornali e qualche volta in televisione.
A Mosto, il succo delle storie, leggerà per noi “La Svizzera”
SARA PORRO e
LUCA IACCARINO
con MATTEO CACCIA
“Di cibo, trattorie, e
narrazione in viaggio”
vive a Milano e ha scritto di cibo, viaggi e costume per Amica, Dissapore, SportWeek, New York Magazine, La Repubblica. È una dei fondatori del sito saucemilan.com. Per Utet ha scritto con Joe Bastianich Giuseppino. Da New York all’Italia: storia del mio ritorno a casa (2014), con cui ha vinto il Premio Banca- rella della Cucina nel 2015. Nel 2016 ha pubblicato Prenotazione obbligatoria: Partenze, vagabondaggi e quello che ho mangiato.
Luca Iaccarino è un critico e giornalista gastronomico. Rac- conta il cibo su Repubblica, Sale e Pepe, Vanityfair.it e Dissa- pore; recensisce ristoranti per Osterie d’Italia, Identità Golose e I Cento, di cui è curatore assieme a Stefano Cavallito e Ales- sandro Lamacchia. Ha scritto guide e libri, l’ultimo dei quali è “Il gusto delle piccole cose” (Mondadori, 2016). È food editor di EDT-Lonely Planet.
Raccoglie scrive e racconta storie per la TV, il teatro e la radio. Lo ha fatto a Radio24 con “VendoTutto” e “Voi siete qui”. Nel 2015 torna a Radio2 dove aveva scritto e condotto “amnès- ia” , con “Una Vita”. Da settembre 2015 è in onda tutti i giorni con “pascal” dal lunedì al venerdì alle 22.30. Ha creato e con- duce “Don’t tell my mom” storyshow in scena ogni primo lunedì del mese a Milano. Scrive e parla per LaE e, la Tv di Feltri- nelli. Ha scritto due libri “amnèsia” e “Il nostro fuoco è l’unica luce” per Mondadori. Il suo ultimo romanzo è “Il silenzio coprì le sue tracce” Baldini&Castoldi
MOBY DICK di H. Melville
con Marco Foschi e Rosario Tedesco
Attore e regista, si è formato alla scuola di Luca Ronconi e dalla ne degli anni Novanta collabora con Antonio Latella. Recentemente ha preso parte a lm internazionali recitando a anco di Anthony Hopkins, Udo Kier, Michael York. Ha da sempre lavorato con compagnie multiculturali, con cui ha recitato nei più importanti teatri nazionali, dal Teatro Argentina di Roma, al Carignano di Torino e al Piccolo Teatro di Milano. In tournée per tutta l’Europa, da Kiev a Barcellona, da Hannover a Lione, recitando davanti a platee prestigiose come quella dell’Odéon di Parigi e del Festival di Salisburgo. Dal 2005 al 2011 è stato Gast Schauspieler in Germania. Ha imparato il tedesco recitando Ka a ed altri autori, calcan- do le scene del Düsseldorfer Schauspielhaus, Schauspiel Köln, Berlin, Mannheim. Grazie a queste esperienze ha maturato una visione più ampia del suo “mestiere” e una dimensione europea e nomade del raccontare. Rosario Tedesco è anche un viaggiatore a piedi, un camminatore-narratore.
MOBY DICK
Di H. Melville
Adattamento e regia di Rosario Tedesco
Con Marco Foschi e Rosario Tedesco
Edizione speciale per il Festival Mosto
Le “metamorfosi urbane” sono diventate tema guida di un’esperienza di ricerca drammaturgica frutto della sintesi tra teatro tradizionale e immersione in contesti eccezionali, svolta da Rosario Tedesco negli ultimi anni della sua attività registica e progettuale.
Prima prova compiuta di questa modalità operativa è stata realizzata in Sicilia, dove oggetto della metamorfosi è stato l’Etna, il vulcano, ma anche il paesaggio, l’ascesa, le soste. Nella seconda tappa, realizzata a Roma, la metamorfosi ha coinvolto un altro luogo simbolo, il cuore della città: il Colosseo. Ne è nata una trasformazione del paesaggio prima, e della città dopo. L’Etna e il Colosseo hanno dato corpo alla più celebre raffigurazione del fantastico della letteratura di tutti i tempi: sono diventati la balena bianca, Moby Dick, protagonista assoluta del romanzo di Hermann Melville.
L’interazione con il pubblico ha permesso alla “guida” Rosario Tedesco di ottenere quella fiducia ludica necessaria ad accogliere l’invito a “chiudere gli occhi e immaginare...” che al posto dell’Etna e del Colosseo si stagliasse proprio il profilo mastodontico di Moby Dick. «Quando il pubblico ha riaperto gli occhi – noi – eravamo già sul Pequod, ed eravamo l’equipaggio a caccia della balena. Il viaggio/passeggiata è diventato la rotta tracciata, il vero spettacolo, oltre le mie storie, oltre le parole di Melville».
Per il Festival Mosto, nel proseguire il sentiero tracciato da questi primi esperimenti su Moby Dick, proponiamo un nuovo viaggio, questa volta addentrandoci in un territorio, se possibile, dai confini ancora più sfumati: Il ventre del romanzo.
È stato scelto un luogo segreto ed intestino come la Cantina Poderi dal Nespoli dove il romanzo si rivelerà in tutta la sua ebrezza.
GIANMARCO TOGNAZZI
#mondotognazza
Per il festival Mosto, una speciale partecipazione: Gian Marco Tognazzi presenterà "La Tognazza" e i suoi vini, con qualche anticipazione sulle prossime etichette. Storie, aneddoti e racconti della Tognazza, da Ugo ad un nuovo e innovativo progetto nel mondo vino.
CUOCOLO/BOSETTI
“Roberta va sulla Luna”
Cuocolo/Bosetti IRAA eatre, come ha scritto il Sydney Mor- ning Herald “sono la punta di diamante della performance contemporanea australiana”. Il loro lavoro ha ricevuto numerosi riconoscimenti di critica e di pubblico nei Festival Internazionali di 26 nazioni. Vincitori di numerosi premi tra cui Unesco Awards, Green Room Award, MO Award e il premio Cavour, i loro spettacoli sono presentati nelle case o hotel dove vivono esponendo così lo spazio intimo e domestico allo sguardo dello spettatore-ospite alla ricerca di un impossibile, illecita geogra a dell’intimità. Nei loro spettacoli teatro e vita, realtà e nzione, attore e per- sonaggio si sovrappongono.
“Roberta va sulla luna”
Cuocolo/Bosetti
«Quest’ultimo lavoro ha iniziato ad annunciarsi dopo aver trovato nel magazzino di casa delle vecchie riviste. Un’edizione speciale di OGGI che celebrava con foto a colori, rare per quell’epoca, l’allunaggio dell’Apollo 11 nel Mare della Tranquillità. Luna, Mare, Tranquillità: suonava promettente. Bisognerebbe mettere i fatti in ordine. Proprio nei giorni in cui era comparso sul cammino della nostra ispirazione il video della performance di Beyus, How to explain pictures to a dead hare, vedemmo un coniglio selvatico vivo. Da qualche mese ci gira in testa l’idea della luna. Un viaggio sulla luna, o dalla luna, questo non è ancora ben chiaro. Ci siamo forse innamorati del titolo: Roberta va sulla luna. Oppure, ed è più probabile, qualcosa sulla terra non ci convince»
MATTEO CACCIA
“STORY SHOW”
“L’ultima volta che ho bevuto troppo”
“L’ultima volta che ho bevuto troppo”
Tutto quello che avrei voluto raccontare su quella volta, ma che ho sempre nto di avere dimenticato.
Nel solco di “Don’t tell my mom” lo story show ideato e condotto da Matteo Caccia che da tre stagioni fa il tutto esaurito a Milano “L’ultima volta che ho bevuto troppo” è una serata di storie rac- contate intorno al tema del vino e del bel vivere. Un inno al godimento e alla spensieratezza che passa attraverso racconti di vita personale. I raccontatori sulla scena racconte- ranno in modo informale le loro storie, come in una serata tra amici, quando la notte è alta e dopo la storia del primo anche gli altri ne hanno una da raccontare.
DOCTOR GOURMETA
“La cucina è Rock’n’roll”
“La cucina è Rock’n’roll”
Carlo Spinelli viaggia, mangia e scrive, in ordine sparso e in disordine geogra co. Laureato in Lettere Moderne e bilaure- ando in Scienze Storiche a Milano, nella sua vita ha scritto di musica, alimentazione, viaggi e arte per Rolling Stone, La Cucina Italiana, Wired e Playboy, ha condotto programmi tv su Sky e sul web, e da un anno ha pubblicato il libro Bistecche di Formica per Baldini&Castoldi, in cui racconta tutto il cibo più strano che ha mangiato negli oltre 40 Paesi visitati nora nel mondo. Attualmente scrive per diverse testate cartacee, colla- bora con il sito web ItaliaSquisita.net per l’alta ristorazione, è consulente food per MagnoliaTV e Dry ed è in procinto di pub- blicare altri libri per diverse case editrici. Il suo nome d’arte sui social network è Doctor Gourmeta e ora gira l’Italia e il pianeta Terra per scovare il cibo del futuro attraverso la cultura del passato, specializzandosi nella cucina del periodo neolitico e di quella d’avanguardia contemporanea.
TEATRO DELLE ARIETTE
“Teatro Naturale? Io,
il cous cous e Albert Camus”
Il Teatro delle Ariette è un’ associazione culturale che produce, studia, organizza e promuove teatro. E’ nata nel 1996 e da allora fa teatro nelle case, nei forni, negli ospedali, nelle scuole, per le strade, nelle piazze, persino nei campi e in mezzo alle campagne, ma anche nei teatri e in im- portanti festival e rassegne teatrali nazionali ed europei. I loro spettacoli hanno fatto più di 1500 repliche in sede, sul territorio e in tournée in Italia e in Europa (Germania, Fran- cia, Spagna, Svizzera, Belgio, Portogallo). I loro spettacoli a rontano spesso i temi autobiogra ci del rapporto dell’uomo con le materie prime, con gli animali, con gli altri uomini e con la terra, ne accettano le contraddizioni, interrogano il proprio passato e il futuro cercando nell’attimo presente una condivisione profonda tra attori e spettatori. In questi spettacoli, oltre ai pensieri e ai sentimenti, si maneg- giano mattarelli, farina, acqua, coltelli e piatti, formaggi, caro- te, uova, animali, musica di canzoni e suoni di attrezzi, si parla di amore, di gioia, di vita e di morte. Il nome dell’Associazione viene dal nome del podere dove ha sede: Le Ariette (Castello di Serravalle, ora Valsamoggia, in provincia di Bologna), dove dal 1989 Paola Berselli e Stefano Pasquini (due dei soci fondatori) conducono l’omonima azienda agricola.
“Teatro naturale? Io, il cous cous e Albert Camus”
È una storia di molti anni fa, la storia di una piccola odissea personale fatta di incontri, di scoper- te, di scon tte e di viaggi, da Bologna alla Francia e dalla Francia al Mediterraneo, alla Spagna, all’Algeria. È la storia di formazione di un giovane diciassettenne che, seguendo l’amore, arriva in Francia dove è accolto da una famiglia di spagnoli, fuggiti in Algeria alla ne della Guerra Civile e arrivati in Francia per sfuggire alla Guerra di Indipendenza algerina. I pochi mesi dell’estate del 1978 mi hanno fatto incontrare in un lampo 50 anni di cultura e di storia del Mediterraneo, mescolando l’Italia degli anni di piombo, alla Spagna della Guerra Civile e poi della dittatura di Franco, all’Algeria colonia francese e poi in guerra per l’indipendenza. L’incontro con l’amore mi ha aperto le strade della conoscenza, mi ha fatto mangiare per la prima volta il cous cous e mi ha fatto scoprire “Lo straniero” di Albert Camus, un libro che mi ha cambiato la vita e mi ha messo di fronte all’eterno con itto tra uomo naturale e uomo sociale. (Stefano Pasquini)
ROSARIO TEDESCO
“Se dico Goethe”
“Se Dico Goethe”
Sulle tracce de “Il viaggio in Italia” di Goethe, un nuovo viaggio nei vizi e nelle virtù, nei luoghi comuni e nelle sorprese, nella geogra a e nelle persone che non ti aspetti di incontrare. “Se dico Goethe” a voi cosa viene in mente? Nel 1786 Goethe entrò nel Belpaese: Il suo Viaggio in Italia durò due anni e lo cambiò per sempre. Rosario Tedesco, uomo di tea- tro e di viaggio, su incarico del Goethe-Institut ha rivisitato in chiave contemporanea il viaggio del grande poeta tedesco. Nel suo percorso ha incontrato e raccontato gli italiani e l’Italia di oggi. Questo attraverso un diario di viaggio multimediale in cui alle parole del blog si sono alternati tweet, video, suoni e immagini.